Una filiera tracciabile garantisce la qualità e la sicurezza dell’ortofrutta: la tecnologia della blockchain, sempre più diffusa nelle filiere ortofrutticole europee, consente di risalire a ogni singolo passaggio, dal campo alla tavola, in modo trasparente e immediato.
Dai social network passando per i ristoranti arrivando agli scaffali della grande distribuzione, i consumatori chiedono con sempre maggior forza di conoscere da dove proviene il loro cibo. Da dove è partito? Quali “tappe” ha fatto? Tracciare efficacemente la “vita” di un prodotto ortofrutticolo, sia nella sua integrità (come frutto o come ortaggio) che nella complessità quando parte di un prodotto trasformato, è una delle grandi sfide comunicative e legali della filiera moderna.
Cosa si intende, quando si parla di tracciabilità? Di sicuro, non ci si riferisce soltanto alla provenienza geografica: la tracciabilità, infatti, prevede la conoscenza di tutti i passaggi e le trasformazioni (e, naturalmente degli attori che le hanno compiute) e la loro verificabilità, come indicato nel regolamento CE 178/2006. A ciò si aggiunge la volontà, ormai sempre più comprensibilmente e giustamente diffusa fra i consumatori, di sapere da dove proviene, cosa contiene e come e da chi è stato trasformato ciò che finisce sulle loro tavole. Una tendenza, questa, che nasce anche come reazione ai fatti incresciosi saliti, nel tempo, agli onori delle cronache: dalle mistificazioni sulla provenienza, all’uso del caporalato, alle agromafie, solo per citarne alcuni. Da questi eventi, tuttavia, è scaturito un moto di reazione che porta sempre più consumatori a premiare con la scelta d’acquisto e la fedeltà al brand le aziende più virtuose e trasparenti.
Trasparente e immutabile: ecco la blockchain
La Blockchain (o Distributed Ledger Technology) è una tecnologia sviluppata a partire dal 2009, che si sta prepotentemente diffondendo negli ultimi anni. La definizione classica la descrive come: “Un registro di contabilità condiviso e immutabile che facilita il processo di registrazione delle transazioni e la tracciabilità dei beni in una rete commerciale[1]”.
Tracciabilità, trasparenza e immutabilità sono, in questo caso, i concetti chiave da cui partire: innanzitutto, registrando tutti i passaggi, la tecnologia blockchain permette di conoscere tutti gli operatori e gli aspetti della filiera di un prodotto, anche quelli meno immaginabili. Si possono identificare, ad esempio, quali aziende hanno operato lungo la filiera, quali macchinari sono stati impiegati per la conservazione o la trasformazione, si possono conoscere eventuali aggiunte di prodotti o ingredienti durante le trasformazioni, ma anche le condizioni di trasporto, arrivando a dettagli sempre più infinitesimali. Essendo la Blockchian immutabile, inoltre, si migliora la trasparenza perché una volta registrata l’informazione, questa non può venir cancellata o alterata: una caratteristica che permetterà, in qualunque momento di risalire con certezza a tutte le fasi di vita del prodotto, identificando eventuali criticità.
Infine, i dati della Blockchain hanno il vantaggio di essere conservati su un database “diffuso” contemporaneamente su più computer nel mondo: per verificare questi dati è sufficiente possedere un accesso (ad esempio attraverso un QR Code stampato sulla confezione del prodotto acquistato al supermercato) e uno strumento adatto (anche un semplice smartphone come quelli comunemente diffusi fra i consumatori).
Nelle filiere ortofrutticole europee, dove la tracciabilità è un must imprescindibile per garantire sicurezza e qualità al consumatore, la tecnologia blockchain si sta diffondendo sempre di più, con progetti specifici che favoriscano lo sviluppo di filiere sempre più chiare, sempre più trasparenti a garanzia del consumatore ma anche allo scopo di valorizzare al meglio l’impegno quotidiano dei produttori per una filiera di qualità sempre maggiore.
(Articolo realizzato con il contributo di Legambiente)
[1] https://www.ibm.com/it-it/topics/what-is-blockchain
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